- Il quadro normativo
- Enti soggetti a responsabilità ex D.lg. 231/2001
- I reati presupposti
- L'autore del reato presupposto
Il quadro normativo
Il Decreto Legislativo n. 231/2001, recante la "Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica", ha introdotto nel nostro ordinamento la responsabilità amministrativa degli enti per i reati commessi nel loro interesse o vantaggio da soggetti che rivestono una posizione apicale nella struttura dell'ente o da soggetti sottoposti all'altrui direzione e vigilanza.
E' stato così superato il dogma societas delinquere et puniri non potest, secondo cui soltanto una persona fisica può rispondere dell'illecito penale, e non anche una persona giuridica.
La riforma è stata adottata in esecuzione delle indicazioni sovranazionali, e precisamente:
- della Convenzione sulla tutela finanziaria delle Comunità europee, fatta a Bruxelles il 26 luglio 1995;
- del suo primo Protocollo fatto a Dublino il 27 settembre 1996, del Protocollo concernente l'interpretazione in via pregiudiziale, da parte della Corte di Giustizia delle Comunità europee, di detta Convenzione, con annessa dichiarazione, fatto a Bruxelles il 29 novembre 1996;
- della Convenzione relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 26 maggio 1997;
- della Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, con annesso, fatta a Parigi il 17 settembre 1997.
Enti soggetti a responsabilità ex D.lg. 231/2001
Gli enti che possono incorrere nella responsabilità prevista dal Decreto Legislativo n. 231/2001 sono:
- le persone giuridiche e le società;
- le associazioni od enti privi di personalità giuridica che non svolgono funzioni di rilievo costituzionale.
Sono espressamente esclusi:
- lo Stato;
- gli enti pubblici territoriali;
- gli enti pubblici che esercitano pubblici poteri.
Gli enti pubblici
Riguardo la categoria degli enti pubblici, occorre fare alcune precisazioni.
Gli enti pubblici economici rientrano certamente nell'ambito soggettivo di applicazione, in quanto essi non esercitano pubblici poteri ma agiscono iure privatorum e sono quindi assimilabili alle società private.
Essi inoltre perseguono una finalità di lucro e, pertanto, possono ben essere la culla della criminalità del profitto alla cui neutralizzazione specificamente mira il Decreto Legislativo n. 231/2001.
Vi sono margini di dubbio per quanto concerne gli enti pubblici associativi, dotati sostanzialmente di una disciplina negoziale, ma a cui le leggi speciali hanno assegnato natura pubblicistica per ragioni contingenti (ad es. ACI); nonché gli enti pubblici che erogano un pubblico servizio, tra cui le Istituzioni di assistenza e, soprattutto, le Aziende ospedaliere, le scuole e le Università pubbliche.
L'opinione prevalente esclude tali soggetti dall'applicazione del Decreto Legislativo n. 231/2001 per una serie di considerazioni.
In primo luogo il loro assoggettamento alle sanzioni previste dal Decreto Legislativo n. 231/2001 comporterebbe un grave pregiudizio per la collettività.
In secondo luogo la scelta dei reati operata dal legislatore delegato, in uno con ulteriori indizi normativi desumibili soprattutto dalla disciplina civilistica, consentono di ritenere con ragionevole certezza che il legislatore delegante avesse di mira la repressione di comportamenti illeciti nello svolgimento di attività di natura squisitamente economica, e cioè assistite da fini di profitto.
Con la conseguenza di escludere tutti quegli enti pubblici che, seppure sprovvisti di pubblici poteri, perseguono e curano interessi pubblici prescindendo da finalità lucrative (cfr. Relazione al Decreto Legislativo n. 231/2001).
Lo stesso discorso non può farsi per gli enti a soggettività privata, che tuttavia svolgono un pubblico servizio (in virtù di una concessione, convenzione, parificazione o analogo atto amministrativo).
Questi rientrano nell'ambito soggettivo del Decreto Legislativo n. 231/2001. In questi enti, infatti, la finalità di natura pubblicistica non esclude il movente economico, ma semplicemente si somma ad esso.
Inoltre l'assoggettabilità degli stessi alla disciplina del decreto appare implicitamente ammessa dallo stesso legislatore delegante, nella lettera l), n. 3) del comma 1, che sembrerebbe richiamarsi proprio a tale categoria laddove, nel caso di interdizione, prevede l'esercizio vicario dell'attività se la prosecuzione di quest'ultima "è necessaria per evitare pregiudizi a terzi".
I reati presupposti
L'ente sarà responsabile laddove si configuri uno dei reati tassativamente indicati negli articoli 24 e seguenti del Decreto, e precisamente:
- Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico (Art. 24, D.Lgs. n. 231/2001)
- Delitti informatici e trattamento illecito di dati (Art. 24-bis, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 48/2008; modificato dal D.Lgs. n. 7 e 8/2016]
- Delitti di criminalità organizzata (Art. 24-ter, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 94/2009 e modificato dalla L. 69/2015]
- Concussione, induzione indebita a dare o promettere altra utilità e corruzione (Art. 25, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo modificato dalla L. n. 190/2012]
- Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento (Art. 25-bis, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dal D.L. n. 350/2001, convertito con modificazioni dalla L. n. 409/2001; modificato dalla L. n. 99/2009; modificato dal D.Lgs. 125/2016]
- Delitti contro l’industria e il commercio (Art. 25-bis.1, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 99/2009]
- Reati societari (Art. 25-ter, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dal D.Lgs. n. 61/2002, modificato dalla L. n. 190/2012, dalla L. 69/2015 e dal D.Lgs. n.38/2017]
- Reati con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico previsti dal codice penale e dalle leggi speciali (Art. 25-quater, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 7/2003]
- Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (Art. 25-quater.1, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 7/2006]
- Delitti contro la personalità individuale (Art. 25-quinquies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 228/2003; modificato dalla L. n. 199/2016]
- Reati di abuso di mercato (Art. 25-sexies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 62/2005]
- Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro (Art. 25-septies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 123/2007]
- Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonchè autoriciclaggio (Art. 25-octies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dal D. Lgs. n. 231/2007; modificato dalla L. n. 186/2014]
- Delitti in materia di violazione del diritto d’autore (Art. 25-novies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 99/2009]
- Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (Art. 25-decies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla L. n. 116/2009]
- Reati ambientali (Art. 25-undecies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dal D.Lgs. n. 121/2011, modificato dalla L. n. 68/2015]
- Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (Art. 25-duodecies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dal D.Lgs. n. 109/2012, modificato dalla Legge 17 ottobre 2017 n. 161]
- Razzismo e xenofobia (Art. 25-terdecies, D.Lgs. n. 231/2001) [articolo aggiunto dalla Legge 20 novembre 2017 n. 167]
- Responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato (Art. 12, L. n. 9/2013)
- Reati transnazionali (L. n. 146/2006)
L'autore del reato presupposto
Il reato o i reati presupposti devono essere stati posti in essere da soggetti che occupano nella struttura dell'ente una determinata posizione.
Deve trattarsi cioè di soggetti in posizione apicali (rappresentante, amministratore, direttore) o di soggetti in posizione subordinata, sottoposti alla direzione e vigilanza dei primi.