Come è noto, per chi risiede all'estero, la cittadinanza iure sanguinis va richiesta al Consolato italiano nel Paese di residenza.
Tuttavia, è pure noto che in alcuni Stati le file di attesa sono lunghissime (in Brasile e Argentina si aspettano anche dieci anni). Spesso è difficile perfino prenotare l'appuntamento in quanto sul sistema ministeriale "prenot@mi" le date risultano sempre esaurite.
Cosa fare in questi casi?
La giurisprudenza si è espressa a favore dei cittadini, ritenendo che tempi di attesa così lunghi o addirittura l'impossibilità di fatto di prenotare l'appuntamento, sono del tutto irragionevoli e determinano una ingiusta lesione dei diritti degli interessati.
Tale condotta dell'Amministrazione è equiparata ad un illegittimo diniego, così giustificando l'interesse a ricorrere alla tutela giurisdizionale, senza attendere i tempi di risposta del Consolato (Tribunale di Roma, ordinanza 610/2021; Tribunale di Firenze, ordinanza 3228/2023; Tribunale di Roma, ordinanza 17692/2017).
Inoltre, si è anche affermato che la disciplina in materia neppure impone la domanda o l'iter amministrativo come presupposto o condizione per la domanda in sede giudiziale (Tribunale di Roma, ordinanza 25/02/2020).
Pertanto, non si può obbligare l'interessato ad attendere necessariamente l'appuntamento del Consolato, dato che non vi è nessuna norma che preveda questa condizione; per altro si tratta di di un procedimento sullo stato e capacità delle persone, per il quale deve essere sempre concessa tutela davanti al giudice ordinario in base all'art. 113 della Costituzione (Cassazione Sezioni Unite, sentenza del 09/12/2008, n. 28873).